Sopra Secchiano, il sasso di Vico e il sasso di Galasso funsero per secoli da basamento a due castelli.

Nel 1000 però il castello di Vico pare fosse già scomparso, mentre dal suo maniero Galasso di Secchiano, intorno al 1300, in tempo di pace, non seppe resistere alla tentazione della guerra. E mise a ferro e fuoco il Montefeltro, con il pretesto di colpire i guelfi, suoi nemici politici.

Mosse da Cesena, dov’era podestà, ponendosi a capo di feroci masnade ghibelline. Rase al suolo il castello di Piega, facendo barbaramente strage degli Olivieri, dinasti del luogo. Non contento occupò Uffogliano, Castel Nuovo presso San Leo e con il valido ausilio di Uguccione della Faggiola, conquistò Gubbio di cui divenne signore.

La cattiva sorte arrecata ai danni altrui toccò però anche al suo castello per mano di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che nel 1458, furente per la strenua difesa dei castellani, lo portò a distruzione avanzata. Un altro attacco decisivo lo subì per opera dei Franchi, alleati del Papa. Oggi sul punto più alto del sasso, un tratto di mura ne svela spessore e possenza, anche se somiglia sempre di più a un ammasso di pietre che continuano a rotolare dai molti varchi.

Ai piedi delle rovine resiste un torrioncino semicircolare trasformato in abitazione e un bel gruppo di vecchie case che si allunga fino a contenere la chiesa. Questa è stata svuotata di tutto, tranne che di quei colori chiari sulle pareti così amati dalla gente, ce a continuato a ripristinarli fino al giorno dell’abbandono. Ora, se di queste mura più volte assediate resta poco o nulla, a Secchiano bisogna in ogni caso fermasi per entrare nel cuore di quella che fu ls sua più recente esistenza.

tratto da “I sentieri magici della Valmarecchia
di Rita Giannini e Tonino Mosconi
Un cammino nei sette territori dell’antico Montefeltro